EX ABRUPTO

i provinciali

Qui da noi non capita mai nulla,
nulla che ci tramandi alla Storia,
per meglio dire ai posteri. Ogni giorno
ci si guarda crescere e invecchiare
con la puntigliosità del notaio
che mette a scheda e segna sul registro
i fatti inaccaduti, indifferente
per chi e percome suoni la campana
( per noi, che si è in provincia, il campanello ).
Siamo dei provinciali, e questo è vero,
e ognuno con la sua piccola nevrosi,
niente da mettere sui giornali,
nulla su cui potere costruire
una cronaca non dico nera,ma almeno rosa
( ci basterebbe un nulla, un fatterello).
Una noia che si coniuga al tormento
di una monotona vita quotidiana:
da casa al bar, dal bar al tabaccaio,
se capita in latteria, sì, poca cosa,
ma è come fare il periplo del mondo,
o giù di lì, e, senza esagerare,
turisti di una microgeografia
da quattro soldi, un rito da calvario.
Qui basta che ci scappi uno sbadiglio,
e ci pare che accada chissà cosa,5
e ci si complimenta e grida: Bravo!
Poi si corre a riferirlo ai giornali.


Al servizio della vita

Sono il divenire e il divenuto
anch’io di questo tempo d’orologio,
anche se la vita è spesso una non-vita.
Eppure a volte tento
una via diversa,
un viottolo che mi porta a un altro tempo,
dove non batte ora d’orologio
e l’età non la si conta in anni
fatti o da fare,
perché è eterna,
ha un tempo atemporale, senza date,
senza questo empio e sacro tribolare.

È a me, e non ad altri, che io chiedo,
pietà, obbedienza e sacrificio,
è a me, e solo a me, che devo imporre
d’essere
al servizio della vita,
anche a costo d’esserne umiliato
e messo in croce.
Son io che ho da decidere
di me, se appendermi a una croce
o farmi festa.
Per questa sofferenza
di vivere la miseria del mio tempo
come un eroe,
e invece ho l’impressione
di essere, non so, un barbagianni.
2001- aprile 2006

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